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L'obesità psicogena severa (BMI 46)

patologia obesitaL'obesità sembra essere, al contempo, espressione di differenti condizioni di natura psicologica correlate a disfunzioni o patologie organiche e causa, a sua volta, di gravi difficoltà nel funzionamento psico-sociale di chi né è affetto, incidendo significativamente sulla sua qualità della vita.
L'obesità psicogena, non è legata esclusivamente a tratti psicopatologici o di dipendenza patologica (craving), ma incide significativamente sulla condizione psicologica ed esistenziale del soggetto.
I ripetuti fallimenti nella perdita di peso e le difficoltà nelle relazioni interpersonali, dovute a tale condizione, possono incidere, in maniera significativa, sui livelli di autostima e sull'esperienza vissuta di un corpo trasformato dal soprappeso, in un circolo vizioso che può giungere fino a configurare veri e propri disturbi dell'immagine corporea.
Recenti e accreditati studi (Molinari, Ragazzoni, Morosin, 2004) hanno mostrato, inoltre, come l'obesità possa assumere diverse forme e modalità di espressione in relazione alla struttura di personalità dei soggetti che ne sono affetti. Diviene pertanto necessario formulare una diagnosi accurata del tipo di disagio psicologico del soggetto obeso, in funzione di una terapia centrata sui suoi peculiari bisogni.
Recenti studi mettono in luce una lettura dell'obesità che, in molti casi, ne riconosce una causalità psichica specifica. Elementi di profilo comportamentale e cognitivo, insieme a componenti di natura conflittuale ed affettiva, concorrono a determinare la qualità del rapporto con il cibo e il tipo di condotta alimentare.
In particolare l'attività psichica, scollata dalla possibilità di elaborazione cognitivo-affettiva, refluisce nel corpo e il mangiare testimonia spesso una incapacità di gestire stati di tensione emotiva e/o una modalità di espressione di sentimenti dolorosi (emotional eating). Il comportamento iperfagico è visto, in tale prospettiva, come una modalità psicologica di fronteggiare l'arousal emotivo attraverso una reazione ansiolitica compensatoria.
Sulla base di tali premesse riteniamo irrinunciabile una prospettiva di valutazione multifattoriale dell'obesità, e una metodologia d'intervento multidisciplinare, costituita da un gruppo lavoro plurispecialistico (Gruppo di Lavoro sull'Obesità) che tenga conto della natura complessa dell'oggetto di studio e di intervento.