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L'obiettivo entra nel reparto della vita

Il viaggio del quindicinale l'obiettivo all'interno del centro nascita del Giglio di Cefalù nel "reparto della vita".

In basso puoi scaricare il pdf allegato per leggere l'articolo.

di Antonella Cusimano

Oggi, mettere al mondo un
figlio è quasi considerato
un atto di coraggio, un
lusso che molte giovani coppie
scelgono di procrastinare inesorabilmente,
spesso in maniera
forzata, data la difficoltà a raggiungere
una sicurezza economica.
E diventa ugualmente atto di coraggio
accogliere il desiderio di
mettere al mondo un figlio se il
territorio non gode di strutture
vicine, ma impone alla partoriente
di spostarsi per diversi chilometri
per raggiungere l’ospedale più
vicino; ciò con evidenti gravissimi
rischi per il nascituro e la madre,
le cui vite sono messe a repentaglio
dall’impossibilità di recarsi in
una struttura sanitaria in tempi
utili. Ne sono un esempio le zone
montane, già di per sé isolate da
seri disagi di viabilità che rendono
difficili gli spostamenti e il collegamento
con i servizi. Un limite che accresce
non di poco la preoccupazione di
molte coppie che in questi territori si
accingono a diventare genitori.
Accade, dunque, che la politica,
per una mera questione di numeri,
anziché realizzare interventi volti a
migliorare le condizioni legate a questo
isolamento, decide, al contrario, di
penalizzare ulteriormente il territorio
eliminando servizi vitali per la salute dei
cittadini. Emblematica è la scelta di chiudere
il Centro Nascita dell’ospedale San Raffale-
Giglio, un reparto fondamentale per le
Madonie, che gode di un bacino di utenza
vasto, ahinoi non così vasto però per il
Ministero dell’Economia che ha imposto
numeri abnormi con l’introduzione di un
tetto di almeno 500 parti annuali.
l’Obiettivo ha incontrato la dottoressa
Lucia Raimondi, da due anni primario
del reparto di Ostetricia e Ginecologia
della struttura sanitaria cefaludese,
per discutere del rischio di chiusura
del Centro Nascita. Per la sua collocazione
territoriale, il Centro Nascita
di Cefalù è un presidio irrinunciabile,
un punto di riferimento per molti
paesi montani delle Madonie e dei
Nebrodi, la sua vicinanza è importante
per salvare la vita di una madre e del
suo bambino, nei casi in cui dovessero
insorgere complicanze. Cefalù è,
inoltre, una località turistica che
ospita centinaia di migliaia di presenze
annue, turiste che possono essere in
stato interessante e che possono aver bisogno di assistenza.
Come afferma lo stesso primario, il reparto negli anni è
cresciuto e oggi può essere considerato il fiore all’occhiello della
Fondazione Giglio grazie soprattutto all’alta professionalità
dell’unità operativa di ostetricia e ginecologia, di pediatria e
neonatologia e grazie all’assistenza
al parto spontaneo con il servizio
di partoanalgesia, attivo 24 ore
su 24.
Il trend delle nascite negli
ultimi due anni è incrementato
del 30% e, come sostiene la
dott.ssa Raimondi, sono tante
le utenti che scelgono di partorire
a Cefalù spostandosi da città più
distanti dove vi è già la presenza
di altri ospedali, in quanto è indiscutibile
la qualificazione del
reparto.
La dedizione per questo
lavoro viene riconosciuta dalle
gestanti, il loro percorso inizia
già prima della nascita del proprio
bambino. Le partorienti hanno
infatti la possibilità di frequentare
un corso di accompagnamento
alla nascita che vede il coinvolgimento
di tutte le professionalità
del reparto in collaborazione con il
servizio di Psicologia Clinica nella
psicoprofilassi e assistenza al parto
spontaneo attraverso il metodo RAT.
Un percorso che si intende arricchire,
come ci spiega il primario, con incontri
le cui tematiche importanti vertano
su allattamento, disostruzione delle
vie aeree e vaccini. L’intento è quello
di non lasciare che la madre si senta
sola nella gestione iniziale del proprio
bambino. È anche per questa ragione che all’interno
del reparto le è data la possibilità
di un ricovero in stanza singola, dove si dà
importanza anche alla presenza del padre,
ove possibile.
Contro la chiusura del Centro Nascita c’è
stata, come già avvenuto nel 2015, una mobilitazione
di massa, non solo da parte degli
amministratori, in particolare del sindaco
di Cefalù Lapunzina – che ha aperto
una interlocuzione con l’assessore
regionale per richiedere una deroga
definitiva contro la paventata chiusura
del reparto –, ma anche e soprattutto
da parte delle mamme del territorio
che hanno attivato gruppi sui social,
promosso raccolte firme e attivato
una petizione on line che ha raggiunto
oltre 20.000 firme.
L’hashtag #voglionascereacefalù
è il simbolo di una battaglia per la
vita a cui noi de l’Obiettivo ci uniamo,
un urlo di speranza perché la scelta
di mettere al mondo un figlio non
sia messa a repentaglio dalla politica
e ridotta ad una semplice questione
di numeri.
La chiusura del Punto Nascita di Cefalù, reparto di eccellenza
oltre che motivo di orgoglio per il nostro territorio, rappresenterebbe
la rinuncia a un diritto fondamentale: il diritto alla vita.
Antonella Cusimano

15 novembre 2018




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