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Mercoledì, 01 Febbraio 2006 00:00

La cardiomiopatia dilatativa post-infartuale

Radiografia del torace
della paziente

Il primo ricovero effettuato dalla paziente presso un'altra struttura sanitaria, evidenziava una stenosi subocclussiva dell'arteria coronaria discendente anteriore e della coronaria destra. La donna subiva un intervento di angioplastica coronarica percutanea, ma nel decorso post-operatorio continuava ad accusare una grave alterazione della frequenza respiratoria (dispnea).
Gli ulteriori accertamenti effettuati tramite ecocardiogramma, documentavano gli esiti dell'infarto e una depressione della funzione cardiaca. Da quel momento la paziente, nell'arco di cinque anni, ha subito ben quattro ricoveri presso altre strutture sanitarie. La donna, in questi ricoveri, è stata sottoposta a tutti gli accertamenti ed i test del caso e veniva rilevato che non erano eseguibili ulteriori interventi di rivascolarizzazione sulle sue coronarie. Pur procedendo con una massiccia terapia farmacologia, la donna continuava ad accusare gravi difficoltà respiratorie (anche per sforzi di lieve entità) e si manifestavano ulteriori problemi nella vestizione (NYHA III).

Defibrillatore (ICD) con
Terapia di
Resincronizzazione Cardiaca
(CRT) impiantato nella paziente

Il progressivo peggioramento delle condizioni di salute della paziente, consigliava il ricovero presso l' U.O. di Cardiologia della Fondazione Istituto San Raffaele - G. Giglio di Cefalù. Tra gli accertamenti effettuati, dopo il ricovero nella nostra struttura, l'ecocardiogramma confermava gli esiti del pregresso infarto del miocardio, rilevando segni di insufficienza cardiaca (frazione di eiezione 25%) evidenziati anche dalla radiografia del torace (foto 1). La terapia farmacologia cui sottoporre la donna, era già stata ottimizzata prima del suo ricovero. In considerazione del pregresso infarto del miocardio e dell'insufficienza cardiaca conseguente, è stato deciso di sottoporre la paziente all' impianto di un defibrillatore biventricolare. Il pregresso infarto, con depressione della funzione cardiaca, esponeva la paziente ad un elevato rischio di aritmie cardiache maligne, tra le principali responsabilità di morte improvvisa.

Elevato rischio di aritmie, viene impiantato uno pacemaker wi-fi

Pertanto si è scelto di utilizzare un congegno (defibrillatore) adatto a trattare le aritmie descritte in precedenza. Il dispositivo impiantato (foto 2) è tra i più moderni ritrovati della tecnologia medica, ed è stato appena lanciato sul mercato negli Stati Uniti. Si tratta della prima apparecchiatura con tecnologia senza fili (wireless) impiantata in Sicilia: uno dei principali vantaggi che offre l'utilizzo di questo dispositivo, è quello di poter garantire una migliore assistenza alla paziente, consentendo il controllo del congegno a distanza. Questa possibilità consente di evitare l'utilizzo, in fase operatoria, di altre apparecchiature che potrebbero venire a contatto con il campo sterile, accelerando, di conseguenza, i tempi della procedura.

La sala di aritmologia dove viene
eseguito l'intervento

Tale tecnologia, inoltre, mira a migliorare la sinergia tra la rete dei cardiologi del territorio ed il centro d'impianto, oltre a consentire di effettuare i controlli periodici in tempi più brevi. Avere il proprio defibrillatore impiantato e sotto controllo aumenta la consapevolezza di ogni paziente sulle proprie condizioni fisiche ed aiuta a rimuovere le residue barriere verso le terapie con questa tecnica. Il decorso post-operatorio della paziente è stato regolare. La donna è stata dimessa in ottime condizioni di compenso emodinamico, mostrando un notevole beneficio clinico con riduzione della dispnea (affanno), che adesso si manifesta soltanto per sforzi di una certa intensità (NYHA II).